Gent.me e gent.mi colleghe e colleghi,
con la presente invio una riflessione in modo da far seguire un dibattito costruttivo nei prossimi mesi.
La figura professionale del sociologo è presente nei settori produttivi del nostro paese sin da quando la Sociologia si è affermata nel panorama delle scienze sociali. Con il secondo dopoguerra, è accresciuta notorietà e soprattutto l’impiego all’interno dei servizi e delle aziende pubbliche e private. La figura si è caratterizzata per un approccio peculiare alla salute e alla malattia, ai servizi e ai sistemi sanitari che trascende l’ottica puramente biomedica ed economicista oggi prevalenti per proporre una visione comprensiva in grado di riconnettere le diverse dimensioni sociostrutturali, fenomenologiche, ecologiche e biopsichiche.
Una figura che è stata prevista negli organici delle Aziende sanitarie a partire dal1978 anno dell’istituzione del SSN (L.833/78).
In questi decenni, nel SSN così come nei servizi sociali e nelle organizzazioni del cosiddetto Terzo Settore, il sociologo ha sempre messo a disposizione le proprie competenze relative a: la programmazione territoriale; la valutazione dei bisogni di salute della popolazione; l’analisi delle disuguaglianze sociali di salute; i sistemi informativi e di valutazione della qualità, l’organizzazione dei servizi; la costruzione di progetti di salute centrati sulla persona; la valutazione della qualità percepita ed erogata; il rapporto tra professionista e cittadino-utente/paziente; l’analisi e monitoraggio dei fattori di rischio; la partecipazione dei cittadini nei processi di governance. Si tratta di competenze che assumono tutte una valenza fondamentale nell’ambito del sistema di cure e di assistenza territoriale, potendo offrire un contributo significativo alla sua ridefinizione e alla costruzione di risposte appropriate ai problemi di salute del singolo e delle comunità.
Ma nonostante ciò, nel D.M. 77/2022 “Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale” nella sua ultima stesura del 16 marzo (approvata dal Consiglio dei Ministri il 23 maggio 2022 malgrado la mancata intesa in merito al Tavolo Stato-Regioni per non rischiare di perdere i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR) il ruolo del sociologo NON viene neppure citato.
Se il perno del sistema previsto dal decreto ministeriale è il Distretto, al cui interno un ruolo fondamentale è rivestito dalla Casa della Comunità quale punto di accesso primario per i cittadini al SSN, strutturata secondo un modello organizzativo di approccio integrato e multidisciplinare attraverso un’équipe multiprofessionale territoriale, è paradossale non prevedere il ruolo del sociologo così come invece lo sono figure altre figure: Psicologi, Ostetrici, Professionisti dell’area della Prevenzione, della Riabilitazione e Tecnica, e Assistenti Sociali.
Per questa ragione, un anno fa è stata proposta una petizione che ha avuto solo qualche decina di sottoscrizioni. Un esile passo che rappresenta il momento critico per tale figura professionale anche se è pur vero che, negli ultimi anni, si è consolidata la capacità di fare lobby da parte dei sociologi professionali. Lo dimostra per esempio l’acquisizione da parte del legislatore (D.Lgs 206/2007) della Direttiva europea che riconosce le qualifiche professionali. Questa a sua volta ha portato a compimento il riconoscimento della professione (L.4/2013) tra le figure non dotati di ordini professionali. In tal caso, la SISS ha così potuto attivare un percorso di certificazione, sia pure su base volontaria, di riconoscimento del Sociologo della salute.
Poi, nella lettera datata 04 luglio 2022, le maggiori sigle associative di sociologi (sotto la spinta di SOIS) hanno scritto all’allora Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali per richiamare l’assenza della figura del sociologo nei LESS (Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali), perno dei Piani sociali regionali per il prossimo futuro nonostante le competenze in materia di programmazione e valutazione.
C’è voluta la Pandemia da Sars-Cov-2 per poter istituire il sociologo come ruolo sociosanitario nello stato giuridico del personale del Sistema Sanitario Nazionale mediante il decreto sostegni bis del maggio 2021. Con la conversione in legge del decreto legge sostegni bis diviene, l’istituzione del ruolo sociosanitario per sociologi così come assistenti sociali sociali e operatori sociosanitari (OSS), affrancando il preesistente inquadramento nel ruolo tecnico. Un momento che è stato visto da molti come emancipazione e riconoscimento delle specifiche funzioni e competenze.
Ad ottobre scorso, nell’ultimo convegno SISS, si è discusso nuovamente del ruolo del Sociologo della Salute nel panorama del SSN. Un ennesimo “revival” dell’importanza del sociologo nella recente storia accademica e professionale e sulle skills che questi hanno per far fronte alle sfide poste dall’odierna società. Confronti di buone pratiche, esperienze, idee e soprattutto riflessioni sul prossimo futuro. È qui che le considerazioni vertono su due esigenze: quella di una federazione in grado di riunire le sigla associative per:
- Rafforzare le capacità di fare lobby;
- Consolidare il rapporto tra realtà accademica e realtà professionale;
- Facilitare l’inserimento lavorativo di giovani sociologi nel mercato del lavoro;
- Perseguire l’idea di istituire un Ordine professionale.
Quest’ultimo punto dinanzi al dilagare di altri albi professionali (tra gli ultimi quelli dell’Ordine dei fisioterapisti ed è prossimo quello dei pedagogisti) appare una scelta obbligata per rendere il sociologo una figura centrale nel panorama delle professioni. Un rimpianto, più che un compiacimento, delle occasioni mancate nei decenni scorsi. Oggigiorno, il rischio è quello di una deriva che implica un ruolo ancor più marginale da un punto di vista sia professionale sia accademico.
I prossimi mesi, dunque, sono cruciali per pianificare una strategia comune dei sociologi. Pertanto la SISS (Società Italiana di Sociologia della Salute) si rende disponibile per:
- aprire un dialogo tra le sigle associative dei sociologi;
- creare opportunità di discussione;
- definire una linea comune conducente alla realizzazione di una federazione.
Sperando ogni bene,
porgo i miei più cari saluti.
dott. Rocco Di Santo
presidente@sociologiadellasalute.it